Precisiamo che articoli, recensioni, comunicazioni, eventi, appuntamenti... e quant'altro vengono da noi pubblicati non in base ad una adesione ideologica o morale, ma solo se ce ne viene fatta esplicita richiesta (anche con una semplice comunicazione fatta alla nostra Redazione a scopo di pubblicazione), pur rimanendo noi liberi di soddisfare o meno i desiderata.

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Messa col Motu Proprio a Vicenza:
un pastrocchio modernista
di  S.P.

       A Vicenza la Messa tridentina viene praticamente negata, infatti la celebrazione concessa controvoglia in applicazione del Motu Proprio è sostanzialmente difforme dal rito tridentino: il tutto si riduce ad una solenne presa in giro dei fedeli e ad una grave disubbidienza al Papa.

       In premessa un po' di cronistoria.
       Fin dal 28-12-2004 ben 673 fedeli firmano una petizione al Vescovo di Vicenza chiedendogli la Messa tridentina a norma del Motu proprio Ecclesia Dei di Giovanni Paolo II, in rispetto della volontà manifestata in proposito dall'allora card. Ratzinger oggi Benedetto XVI e secondo la Lettera Quattuor abhinc annos della Congregazione per il Culto Divino.
       Il Vescovo Nosiglia, con lettera del 1-3-2005 risponde con un sonoro NO, per non rompere l'unità dei fedeli vicentini, sì, perché la Messa tridentina, secondo il Vescovo, romperebbe l'unità... liturgica!

       Il 31-5-2005 la Delegazione di Vicenza di Una Voce torna alla carica invocando le allora recenti prese di posizione di Benedetto XVI in favore della Messa tridentina, ma il Vescono non recede.

       Finalmente il 4-9-2008, rispondendo alla richiesta di applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum, dispone che la Messa tridentina venga celebrata presso la chiesa di S. Rocco a Vicenza una Domenica al mese [di più avrebbe fatto indigestione...] ed esorta "i rappresentanti dei fedeli a collaborare attivamente con il Celebrante per raggiungere il meglio possibile questo risultato".
       I destinatari dell'esortazione si attivano realmente e nello spirito di collaborazione evidenziano subito come la celebrazione sia
sostanzialmente difforme dal modo di celebrare la Messa tridentina e addirittura in inosservanza del Motu Proprio: assenza del Crocifisso sull'altare, assenza di carteglorie, lettura dell'epistola affidata ad un fedele, lettura del Vangelo all'ambone, recita del Canone ad alta voce al microfono, omissione del Graduale e dell'Alleluia (letti all'ambone da un fedele), recita del Credo all'ambone invece che all'altare e rivolto al popolo, mancata purificazione delle mani, omissione di alcune genuflessioni, Comunione sulla mano e in piedi, mancato uso del piattino, chierichetto impreparato....... [vedremo in seguito che il lamentarsi di tutto ciò un certo don Rigon lo definisce "esasperato rubricismo"]. I fatti esposti e lamentati, concludono i fedeli collaboratori, "dimostrano l'immissione nella celebrazione di elementi estranei alla Messa secondo il Messale Romano ediz. 1962, e propri invece delle successive riforme. Commistione di riti, com'è noto, vietata già sotto la vigenza del decreto Quattuor abhinc annos di Giovanni Paolo II".
       Le lamentele sono esposte subito al Celebrante, che non non ne tiene affatto conto, così che gli esortati fedeli collaboratori ne informano il Vescovo con lettera del 16-1-2009.

       Il 21-01-2009 il Vescovo risponde dicendo di "aver fatto pervenire [la ricevuta lettera di lamentela] a Mons. Giandomenico Tamiozzo [il celebrante pasticcione], affinché provveda ad attuare fedelmente le disposizioni previste dal Motu Proprio" e conclude: "Per ogni ulteriore esigenza, Vi prego di rivolgerVi direttamente a mons. Tamiozzo".

       Dopo tanto assicurare, il 14-2-2009 l'Associazione Una Voce Italia torna a denunciare le irregolarità nella celebrazione della S. Messa, che con lettera del 16-2-09 vengono ripresentate al Vescovo.

       Il 21-2-09 il Vescovo risponde con un Comunicato Stampa invero assurdo e menzognero. Dice infatti che la Messa tridentina viene celebrata a San Rocco di Vicenza ogni seconda e quarta domenica del mese: cosa del tutto falsa perché la Messa vi è stata celebrata un volta al mese e a cadenze del tutto irregolari. Precisa di avere incaricato Mons. Tamiozzo di "svolgere il sacro rito con fedeltà e rigore secondo le norme stabilite", tuttavia non prende alcun provvedimento per tutte le gravi irregolarità dimostrate! Non è sufficiente "incaricare", occorre controllare e far sì che l'incarico venga bene eseguito. Ma evidentemente anche quell'incarico era una grida manzoniana...
       Pessima poi la conclusione: se avete da lamentarvi , fatelo direttamente con il celebrante: me, non mi scocciate più!

       Ma ai fatti di San Rocco di Vicenza si aggiungono ora quelli di Montecchia di Crosara (a circa 40 Km. da Vicenza). Anche da Montecchia parte la richiesta per la Messa tridentina, ma il Vescovo risponde con grande carità, grande solerzia, grande intelligenza e... grande sfottò: fatevi quattro passi [40 Km!] e andate a San Rocco...

       Non solo, ma un certo Don Pierangelo Rigon (che era subentrato a Mons. Tamiozzo, ma con gli stessi errori) scrive una lettera a "Il Giornale di Vicenza", una lettera davvero interessante, che anche noi ci affrettiamo a pubblicare qui appresso a sinistra e su fondo celestino, a destra e su fondo verdino pubblichiamo le risposte date da Fabio Marino (per Coordinamento Una Voce Venezie) e da Lorenzo Magnabosco (per Messa latina Vicenza), tratte da quanto da loro chiesto per diritto di replica [vergognosamente non accordato!] a Il Giornale di Vicenza e da quanto a loro nome pubblicato sul quotidiano online VicenzaPiù; su fondo giallo qualche nostra osservazione.

S.P.

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione

«Il latino a messa non ha distrutto la Chiesa»

Il Giornale di Vicenza
Martedì 06 Luglio 2010
LETTERE

 

Don Rigon e la Messa Tridentina

www.VicenzaPiù
15-07-2010
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

       Il 7 luglio 2007 -tre anni domani- veniva promulgato il motu-proprio con il quale il Papa consentiva(1) la cosiddetta “Messa in latino”.
In questi tre anni non si è verificato il cataclisma(2) che qualcuno temeva (il ritorno “sic et simpliciter” al passato): la “forma ordinaria” di celebrare(3) è, ed è per davvero rimasta, quella stabilita dalla riforma seguita al Concilio Vaticano II.

 

Molto gravi sono le dichiarazioni fatte nella lettera inviata al Giornale di Vicenza da don Rigon, il quale enumera una serie di cose che son totalmente false sulla Messa in latino a San Rocco.
Gravi perché don Rigon è il sacerdote incaricato che continua a non rispettare i precetti papali del motu proprio Summorum Pontificum su ordine del Vescovo Nosiglia.  
Si veda il seguente comunicato inviato ieri come lettera a Il Giornale di Vicenza a firma Coordinamento Una Voce delle Venezie e Messa latina Vicenza.

(1) A rigor di termini, dato che la Messa tridentina non era stata mai abrogata (come riconosce lo stesso Benedetto XVI), non si dovrebbe parlare di concessioni, di permessi..., ma di semplice riconoscimento.
(2) Il tono trionfalistico di Don Rigon è evidente, quanto fuori posto, poi ipocritamente parlerà di non divisione e di riconciliazione, cose queste che scaturiscono anche da certi toni trionfalistici quanto miopi.
(3) Anche qui vengono usati due termini impropri, ordinario e celebrare: per il primo sarebbe stato più azzeccato "volgare" (cena volgare, contrapposta a Messa latina) o "moderno" (cena moderna, contrapposta a Messa tradizionale); per il secondo termine c'è da dire che appare troppo sacrale, tanto da potere non risultare gradito ai loro fratelli protestanti (infatti cosa ci sia di sacro in una semplice cena non si capisce!).

       Il Papa, intanto, continua a dare il suo buon esempio(4) per un ritorno alla sacralità del culto.
Vuole che la Croce sia collocata al centro dell’altare e non di lato come elemento di disturbo che non consente ai fedeli di “vedere in faccia” il sacerdote; qualche volta(5) non disdegna di “voltare le spalle ai fedeli” per sottolineare che la S. Messa è anche un grande atto di propiziazione e di adorazione(6) e che quindi tutti sono invitati a rivolgersi nella medesima direzione, preferisce(7) dare la S. Comunione sulla lingua, ai fedeli inginocchiati. Questo(8) per quanto riguarda la Liturgia “ordinaria”.

 

Al Sig. Direttore de Il Giornale di Vicenza
Nella lettera pubblicata sul Giornale di Vicenza del 6 luglio 2010, don Pierangelo Rigon, parroco di Ancignano, esprime alcune considerazioni genericamente laudative del Motu proprio Summorum Pontificum, che però sembrano dare per buoni i timori pretestuosi espressi dai peggiori nemici della Messa.

(4) Evidentemente Don Rigon ha un concetto tutto suo del buono e dell'esempio: l'esempio non può essere limitato, deve essere intero. Se Benedetto XVI volesse dare veramente il buon esempio, dovrebbe celebrare lui stesso il Santo Sacrificio della Messa in rito tridentino, cosa che finora si è ben guardato dal fare. Tuttavia riconosciamo che quel poco che fa ci fa piacere.
(5) Sarebbe opportuno che quel "qualche volta" diventasse un sempre.
(6) Qui è evidente che i vari Don Rigon e lo stesso Benedetto XVI sanno e capiscono il significato teologico del "voltar le spalle ai fedeli", e allora è grave, gravissimo non farlo, non ci sono scuse.
(7) Dare la Comunione sulla lingua non deve essere un atto di "preferenza", ma un dovere dalla Fede, dalla dovuta prudenza e dalla riverenza.
(8) Questo va fatto soprattutto per la liturgia tridentina.

       Per quanto concerne quella “straordinaria”, Il Papa aveva chiesto, nel motu-proprio, a tutti i vescovi, di fare una relazione(9) allo scadere dei tre anni.
Proprio in queste settimane i vescovi di tutto il mondo hanno, così dicono i beninformati, sulle loro scrivanie un questionario inviato dalla S. Sede e riguardante proprio l’applicazione –nelle loro Diocesi– del “Summorum Pontificum”: sulla base di quanto verrà riferito, il Santo Padre prenderà poi le sue decisioni.

 

Dopodiché afferma che per la "bontà" di mons. Nosiglia non vi sarebbe nessun ostacolo in diocesi di Vicenza a usare della Messa tridentina come stabilito dal Papa; che vi sarebbero "alcuni non autorizzati censori" del modo con cui egli don Rigon, come prima di lui mons. Tamiozzo, dice la messa alla chiesa di S. Rocco a Vicenza; che questi censori "con il loro rubricismo esasperato" bloccherebbero i buoni propositi dei sacerdoti di dare attuazione a Summorum Pontificum.
Nessuna di queste affermazioni corrisponde alla realtà dei fatti.

(9) Più che attenderne una relazione, avrebbe fatto meglio a pretenderne la realizzazione, intervenendo ove necessario e punendo i trasgressori.

       Difficile, tuttavia, pensare che l’uso dell’antica Liturgia possa essere di nuovo ristretto(10) a casi limiti e sotto lo stesso controllo degli Ordinari (così avveniva nella legislazione prima del motu-proprio). Benedetto XVI parla solamente di “vie per trovare rimedio” ad oggettive difficoltà(11).

 

Non è vero che prima di Summorum Pontificum l'uso dell'antica liturgia fosse "ristretto a casi limite": questo lo diceva chi voleva legittimare i vescovi a disobbedire a Giovanni Paolo II, come fece mons. Nosiglia. Ancora una volta don Rigon si appiattisce nel condividere i pretesti dei nemici della Messa, il che mostra che la sua formazione è quella. E non vorremmo pensare che il suo intento sia di giustificare mons. Nosiglia per rendergli contro i fatti la "testimonianza" di un curriculum immacolato, in vista di una più sfolgorante carriera.

(10) Il solito linguaggio modernista teso a confondere il prossimo: sembrerebbe che tutto va bene e che l'antica Liturgia non possa essere nuovamente [ciò vuol dire che prima è stata ristretta, con violenza aggiungeremmo] ristretta a casi limiti [come mai tanto abuso?], ma chiediamo quando mai ora, nonostante il Motu Proprio, quando mai è stata favorita? Non è forse vero proprio il contrario? Fedeli che chiedono e Vescovi che negano abusando del loro potere, e preti che disubbidiscono e minacciano...
Son cose queste che don Rigon ben conosce, ma preferisce descrivere una realtà inesistente, preferisce fare il bugiardo.
(11) Quali sarebbero le oggettive difficoltà? Perché non ne cita alcuna? Evidentemente è il solito linguaggio fumoso per andare avanti e fare il proprio comodaccio.

       A Vicenza, per la bontà(12) di mons. Nosiglia, non c’è mai stato nessun ostacolo(13) alla libertà di chi   –sacerdoti e laici–   intendesse dar corso alla possibilità concessa dal Papa. Ne sono personalmente testimone(14).

 

Ostacoli alla messa tridentina a Vicenza da parte del Vescovo ce ne sono stati e ce ne sono: nel 2005 mons. Nosiglia rifiuta senza motivazione una richiesta di 700 fedeli in base al Motu proprio Ecclesia Dei. Oggi Nosiglia dice no alla messa chiesta più volte in Val d'Alpone, e ad altre richieste non pubbliche in vari luoghi della diocesi.

(12) Gliela raccomando "la bontà di mons. Nosiglia"! L'abbiamo già vista in premessa quando ha negato la S. Messa ai fedeli, quando ha consigliato di fare una passeggiatina di ben 40 chilometri, da Montecchia di Crosara a San Rocco di Vicenza! Quando non è intervenuto fattivamente presso mons Tamiozzo o lo stesso Don Rigon....
(13) Qui, per dare pane al pane e vino al vino, bisogna parlare proprio di bella faccia tosta! Ma come fa a negare l'evidenza?! Non è frapporre ostacoli aver ripetutamente negato la Messa a ben 700 richiedenti? Non è frapporre ostacoli a chi chiede la Messa a Montecchia rispondere di andare a Vicenza? Non è frapporre ostacoli vanificare quanto concesso con preti pasticcioni che si permettono di guastare un Rito Sacro? Non è frapporre ostacoli fare praticamente orecchi da mercante alle lamentele di quei fedeli che egli prima aveva esortato ad essere vigili perché tutto (cioè il Sacro Rito) si svolgesse nel migliore dei modi?
(14) "Ora, i principi dei Sacerdoti e tutto il Sinedrio cercavan qualche falsa testimonianza contro Gesù per farlo morire; ma non ne trovavano alcuno, benchè si fossero presentati parecchi falsi testimoni" (Mt 26, 59-60). Don Rigon non ci fa miglior figura: la sua testimonianza è falsa, perché contra factum non est argumentum.
Ci chiediamo perché blandire tanto Mons. Nosiglia? Perché prostrarsi fino alla menzogna? Perché tanto leccare?...

       Stranamente, invece, gli ostacoli maggiori sono venuti da alcuni, non autorizzati(15), censori della celebrazione secondo il Messale del 1962, così come da me, e prima da mons. Tamiozzo, svolta dopo una serena valutazione del modo migliore(16) di comportarci all’altare.

 

Il can. 212 § 3 del Codice di Diritto Canonico stabilisce che i fedeli "hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli". I cristiani di Vicenza richiedenti la Messa avevano inviato varie lettere al Vescovo lamentando con argomenti il modo improprio di celebrare a S. Rocco e la commistione di riti, e dopo che si perseverava nell'errore hanno elevato pubblicamente la loro protesta. Dovevano forse essere autorizzati dal sig. parroco Pierangelo Rigon?
Sembra che il sig. Parroco conservi tutto l'autoritarismo di quella concezione clericale secondo cui il prete, perché è prete, non sbaglia mai, tutto quello che fa e dice è giusto e non può mai essergli rimproverato.(17)
Tale clericalismo è una degenerazione, è contro la logica e la realtà: fin dall'inizio della Chiesa ci sono stati preti frati e anche vescovi che hanno sbagliato e fatto il male. È chiaro che oggi, al tempo dello scandalo dei preti pedofili, questa pretesa di personale infallibilità e intangibilità del prete ha causato e continua a causare gravi danni alla Chiesa. Con il sig. don Rigon nessuno riuscirà a rievangelizzare l'Occidente.

(15) Qui dice il falso, infatti i censori non solo erano stati autorizzati, ma richiesti ed esortati dallo stesso Vescovo: "aveva esortato i rappresentanti dei fedeli richiedenti a collaborare attivamente con il Celebrante per raggiungere il meglio possibile questo risultato."
(16) Qui Don Rigon si butta la zappa sui piedi: assesisce che lui e Mons. Tamiozzo la celebrazione l'avevano "svolta dopo una serena valutazione del modo migliore di comportarci all'altare". Ma, cari signori, c'è ben poco da "valutare": il rito tridentino è quello che è, e basta! Il modo di celebrare è stato già stabilito, non c'è da scegliere tra uno migliore e uno peggiore. Voi dovevate soltanto studiarvi le rubriche e applicarle, niente di più, niente di meno! Il rito tridentino non dipende dalla vostra valutazione, grazie a Dio! Si vede invece che voi avete valutato, scelto e... cambiato fino al guasto. I veri rubricisti, ma nel senso brutto del termine siete stati voi, voi, emuli del tristemente famoso mons. Bugnini. Voi sarete, forse, bravi nell'organizzare (ecco un termine più appropriato di celebrare) la cena di Paolo VI, ma la Messa vi conviene lasciarla stare, è una cosa sacra ed è stata già rubricizzata.
(17) Questo è un classico: se vuoi farti nemico un prete, rimproveragli un suo qualche errore.

       Curioso il fatto che il sottoscritto, generalmente etichettato(18) come “tradizionalista”, stavolta sia accusato di aver celebrato una “messa ammodernata”(19).

 

 

(18) Attento che se lei beve da una bottiglia di veleno, cui è stata applicata l'etichetta "elisir di lunga vita", muore subito lo stesso, perché quello veleno è, e veleno rimane.
A lei possono applicare qualunque etichetta, ma non sarà mai un vero tradizionalista: lo si vede chiaramente da quel che scrive e da come celebra. Quindi, non faccia il finto offeso. Lei non è tradizionalista, e i tradizionalisti lo sanno.
(19) Più che un'accusa è la costatazione di una realtà. Intanto si metta l'animo in pace: la S. Messa tridentina va celebrata secondo le rubriche, le piacciano o no.

       Così le ho “prese” da destra e da sinistra… esercitandomi nella pazienza(20) e nella sopportazione.

 

Don Rigon si lamenta di essere perseguitato, soprattutto perché dichiara di essere un "tradizionalista", e sappiamo che da anni parla di diventare il cappellano dei tradizionalisti di Vicenza: non è che ha celebrato la Messa in latino per poter dire di essere perseguitato?
Non c'entra destra e sinistra, gli opposti estremismi rientrano nella commedia della "persecuzione".

(20) Farebbe meglio ad esercitarsi nel dire la verità e nell'osservare le rubriche.

       Questi “signori” con il loro rubricismo esasperato(21), bloccano ogni buon proposito di quei pochi sacerdoti che, cercano  –pur tra mille difficoltà(22)–   di dare attuazione al motu-proprio di Benedetto XVI.

 

Non serve accusare di "rubricismo", parola magica dei liturgisti della riforma contro la Messa che c'era prima. Don Rigon lo sa benissimo che è il rispetto delle regole di una forma liturgica (le rubriche) ciò che la rende quella forma e non un'altra. Se lui o qualche suo collega parroco desiderano fare una messa nuova con commistioni della Messa antica, lo facciano pure (in quanto la normativa lo consenta), ma non dicano che è la messa tridentina prevista da Summorum Pontificum, perché non è e non sarà mai vero. Dimostrarlo non è possibile, tanto è vero che il liturgista Rigon non porta nessun argomento quando afferma apoditticamente che il suo e di mons. Tamiozzo (che almeno tradizionalista non dice di essere) sarebbe "il modo migliore di comportarci all'altare". Se poi don Rigon vuole dare man forte al suo Vescovo nel dare a chi chiede una cosa per l'altra (la pietra invece del pane, Lc 11, 11), nel dare ai fedeli la messa modernizzata, dato che la Messa tridentina non s'ha da fare, nel ritenersi indipendente dal Papa e dalla legge della Chiesa, allora non dica di essere "tradizionalista". Diventerà certamente il nuovo rettore della chiesa di S. Rocco, e gli facciamo tanti auguri.

(21) Lei invece preferisce esasperare con le novità, ma la Santa Madre Chiesa le rubriche le ha scritte perché lei le osservasse, non perché le valutasse, le criticasse e le disattendesse. Ubbidire alle rubriche significa ubbidire a S. Madre Chiesa. Invece, disubbidire con la scusa del rubricismo esasperato equivale a disubbidire a Dio (chi non ascolta voi, non ascolta me).
(22) Che faccia tosta! vuoi vedere che se non si attua il Motu Proprio la colpa e dei tradizionalisti!!! Quali difficoltà frappongono questi beceri tradizionalisti? Quindi: loro dibubbidiscono al Papa, e la colpa e nostra! loro impapocchiano il rito della Messa con protestantiche modernità, e la colpa è nostra! loro fanno orripilanti prediche moderniste, e la colpa è nostra!

       Concludo esprimendo l’auspicio che il ritorno degli antichi riti non divenga causa di divisione(23) e di nuove chiusure, ma costituisca davvero motivo di riconciliazione(24) per tutti, all’interno della comunione ecclesiale nella quale possono convivere le legittime diversità e in cui si dovrebbe poter esprimere quell’ermeneutica(25) della continuità sulla quale, giustamente, insiste il nostro Papa con il suo magistero e con il suo esempio(26).

Don Pierangelo Rigon
Ancignano

 

Quanto a noi, l'associazione Una Voce dal 1964 persegue la Messa tridentina, senza commistioni e compromissioni: non vogliamo "bloccare" nessuno (attenzione, però, che la gente le cose le capisce), ma non diremo mai e poi mai che una messa è tridentina quando non lo è, qualsiasi cosa ci possano promettere.

Fabio Marino
cuvve@unavoce-ve.it
Lorenzo Magnabosco
messalatinavicenza@libero.it

(23) Assolutamente no, lo assicura il Card. Ratzinger, oggi Benedetto XVI: "la presenza dell'antica liturgia non turba né rompe l'unità delle diocesi, ma è invece un dono destinato a rafforzare il Corpo di Cristo, del quale siamo tutti servitori".
(24) Noi non dobbiamo ciconciliarci con nessuno, perché non abbiamo litigato con nessuno, e gradiamo che una volta per tutte la si smettesse di attribuire il litigio anche a chi lo subisce. Siamo noi ad essere trattati male dai modernisti; noi ad essere discriminati e additati; noi ad essere bistrattati... Ma non per questo ci mettiamo a piangere e ad implorare, anzi ne siamo contenti, perché N.S. ci assicura: "Beati quelli che soffrono persecuzioni per causa della giustizia, perchè di loro è il regno dei cieli. Beati voi, quando vi oltraggeranno, e mentendo, diranno di voi ogni male per causa mia; rallegratevi ed esultate, perchè grande è la vostra ricompensa, nei cieli" (Mt 5, 10-12).
(25) I soliti paroloni: perché non cercare la continuità, così, semplicemente, senza ricorrere all'arte d'interpretare [ermeneutica = arte d'interpretare i libri, le parole degli antichi]? perché non cercare la Tradizione [nella quale si trova l'unica vera continuità]? Il fatto è che se si ricorre alla Tradizione salta il modernismo, che vuole mettere in discussione tutto e interpretare tutto liberamente (da buoni protestanti). Ed ecco il perché dei paroloni, paroloni poco comprensibili dalla povera gente, che perciò meglio riescono ad ingannare.
(26) Quanto all'esempio, ci consenta l'esimio Don Rigon, di avanzare le doverose nostre riserve. Non è il caso di trattarne in questa sede.

       Riprendendo quanto detto in premessa, aggiungiamo quanto segue.
Il 14-11-2010, dopo due mesi d'interruzione, Mons. Tamiozzo torna a celebrare Messa a San Rocco: vi assistono soltanto due persone! Sarebbe forse la scusa buona per smetterla con sta Messa tridentina!
Ma da perte nostra facciamo osservare:
1) che la Messa tridentina a San Rocco non è mai iniziata, avendola celebrata sempre in modo pasticciato e modernizzato;-
2) che data l'assoluta assenza di una cadenza regolare nella celebrazione della S. Messa, i fedeli non sono stati mai in grado di sapere quando la Messa sarebbe stata celebrata e quando no;-
3) che non era stato corretto invitare e invogliare i fedeli a seguire la messa moderna in latino (evidentemente Mons. Tamiozzo non sa che non è questione di lingua, ma di sostanza: la cena di Paolo VI rimane cena anche se detta in latino!) (27);
4) che non si capisce la sospensione della celebrazione nel mese di Agosto (la Messa va in ferie?!);
5) che la sospensione di Agosto sembrava dovesse essere chiusura definitiva, infatti si era prolungata in Settembre e in Ottobre;
6) che "Non è dato sapere se la celebrazione continuerà e con quali orari, nessuna informazione è stata data in proposito dalla diocesi, e alla chiesa di S. Rocco, sempre chiusa, continua a non esserci nessun avviso di questa messa, con conseguente impossibilità per eventuali interessati di averne conoscenza."(28);-
7) che "Neppure hanno giovato comportamenti di apparente sostegno alla messa di S. Rocco da parte di determinati personaggi vicentini, concretantisi in una abbastanza patetica sorveglianza degli ingressi della chiesa per cercare di scoraggiare la partecipazione alla messa di persone appartenenti all'associazione Una Voce, anche per mezzo di aggressioni verbali (su episodi del genere disponiamo di dettagliate testimonianze)."(28)

Pare insomma che tutto sia stato fatto perché i fedeli si stancassero, si disorientassero e la smettessero di chiedere la Messa tridentina. Come ci si può dunque meravigliare che alla Messa siano presenti soltanto due fedeli?

Ci piace concludere con una citazione:
"Per una retta presa di coscienza in materia liturgica è importante che venga meno l'atteggiamento di sufficienza per la forma liturgica in vigore fino al 1970. Chi oggi sostiene la continuazione di questa liturgia o partecipa direttamente a celebrazioni di questa natura, viene messo all'indice; ogni tolleranza viene meno a questo riguardo. Nella storia non è mai accaduto niente del genere; così è l'intero passato della Chiesa a essere disprezzato. Come si può confidare nel suo presente se le cose stanno così? Non capisco nemmeno, ad essere franco, perché tanta soggezione, da parte di molti confratelli vescovi, nei confronti di questa intolleranza."

S.P.

__________________
Note
(27) vedasi http://www.unavoce-ve.it/03-09-13.htm: "I ripetuti inviti dal pulpito da parte di don Tamiozzo a recarsi ad assistere alla messa latina presso la chiesa di S. Vincenzo, cosa che genera confusione nei fedeli fra rito ordinario e straordinario".
(28): vedasi http://www.unavoce-ve.it/11-10-40.htm


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